Meno di dieci giorni alle elezioni Taiwan. La Cina Popolare cerca di interferire

Generale Giuseppe Morabito – Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation – La Repubblica di Cina -Taiwan è situata al centro dello scontro tra l’ordine internazionale basato sulle regole guidato dagli Stati Uniti e la rinascita dell’ordine internazionale comunista cinese nella regione dell’Indo-Pacifico. In termini pratici, la questione di Taiwan avrebbe il potenziale per innescare una guerra tra Stati Uniti e Cina Popolare.

Negli ultimi otto anni, la comunità internazionale ha riconosciuto alla presidente Tsai Ing-wen il merito di aver guidato Taiwan come paese affidabile e stabile nel contesto internazionale basato sulle regole.

Sotto la sua guida, Taiwan e, di conseguenza, la regione dell’Indo-Pacifico hanno proceduto in sicurezza nelle acque insidiose della competizione USA-Cina Popolare. Ma molti analisti si chiedono se il prossimo presidente di Taiwan sarà in grado di fare lo stesso.

La Presidente Tsai Ing-wen ha sottolineato che il futuro dell’isola democratica autogovernata e le sue relazioni con Pechino devono essere decisi dal suo popolo. Questo dopo che il leader cinese Xi Jinping ha affermato che la “riunificazione” è inevitabile. Pechino rivendica la Repubblica di Cina – Taiwan come propria e non esclude l’uso della forza per raggiungere il suo obiettivo.

Il Comitato Centrale del Partito Comunista di Pechino ha, negli anni, intensificato la pressione politica e militare sull’isola soprattutto da quando ;a Presidente Tsai è stata eletta per la prima volta nel 2016 e ha intensificato la sua campagna nelle settimane che precedono le prossime elezioni presidenziali e parlamentari del 13 gennaio. In un discorso a Capodanno, Xi ha usato un tono più aggressivo del solito sulla questione dell’isola, promettendo alla sua nazione che la Cina “sara’ sicuramente riunificata”.

Rispondendo ad una domanda sul discorso di Xi a Capodanno, la Presidente Tsai ha, come indicato, dichiarato che l’isola è una democrazia e che è la sua gente a decidere il proprio futuro. “Ci vuole la volontà congiunta del popolo di Taiwan per prendere una decisione. Dopotutto, siamo un paese democratico”, ha affermato, invitando Pechino a rispettare l’esito delle elezioni e sottolineando che è tale rispetto rimane responsabilità di entrambe le parti

Lunedì scorso, il Ministero della Difesa di Taiwan ha eso noto che era stata individuata la presenza di quattro aerei militari cinesi e quattro navi della marina cinese vicino all’isola. Ha anche detto che uno degli aerei era entrato nella sua zona di identificazione della difesa aerea (ADIZ) nel sud-ovest.

Rieletta per il suo secondo mandato in maniera schiacciante nel 2020, la Presidente Tsai ha rafforzato le relazioni con gli Stati Uniti, il più importante alleato di Taiwan, e ha intensificato gli sforzi per modernizzare l’esercito dell’isola. “Le case di tutti hanno delle serrature, il che non serve per provocare i vicini della porta accanto, ma per essere più sicuri. Il popolo di Taiwan vuole la pace, ma noi vogliamo la pace con rispetto”, ha dichiarato la Presidente.

Tsai e il Vice Presidente Lai ( favorito alle prossime elezioni secondo gli ultimi sondaggi) appartengono al Partito Democratico Progressista (DPP), che ha dominato la politica dell’isola negli ultimi anni lasciando all’opposizione il partito Kuomintang (KMT), filocinese.

Gli analisti della regione hanno evidenza che Pechino sta conducendo una campagna su più fronti per garantire che il rappresentante del DPP, Lai, non sia rieletto e che il popolo di Taiwan faccia quella che considera, per la Cina Popolare, la “scelta giusta”.

Nel citato discorso di Capodanno, Xi ha ribadito il suo obiettivo di unificare Cina Popolare e repubblica di Cina – Taiwan affermando che: “I compatrioti su entrambi i lati dello Stretto di Taiwan dovrebbero essere vincolati da un comune i scopo per condividere la gloria del ringiovanimento nazionale”.

Come in quasi tutti i paesi democratici, la Presidente Tsai non può candidarsi per un altro mandato perché ha già scontato due mandati e lascerà l’incarico a maggio, quando presterà giuramento il prossimo presidente.

Sul versante di Pechino appare chiaro che le imprese cinesi sono in difficoltà e le persone in cerca di lavoro hanno difficoltà a trovarlo come riconosciuto il presidente Xi durante il suo discorso di domenica di Capodanno. Per la prima volta, da quando ha iniziato a inviarli nel 2013, Xi ha menzionato le sfide economiche nei suoi messaggi annuali di Capodanno. Ciò avviene in un momento critico per la seconda economia mondiale, che è alle prese con un rallentamento strutturale segnato da una domanda debole, in aumento disoccupazione e crisi di fiducia delle imprese

Riconoscendo i “venti contrari” che il Paese deve affrontare, Xi ha ammesso che alcune imprese hanno avuto momenti difficili e la popolazione ha iniziato in alcuni casi ad avere difficoltà a trovare lavoro e a soddisfare i bisogni primari. Quest’anno l’economia cinese è stata afflitta da una serie di problemi, tra cui una prolungata recessione immobiliare, un tasso record di disoccupazione giovanile, prezzi ostinatamente bassi e un crescente stress finanziario per i governi locali.

Pechino sta lottando per rilanciare la crescita e stimolare l’occupazione, dopo aver lanciato una serie di misure di sostegno lo scorso anno e aver promesso di intensificare la politica fiscale e monetaria nel 2024. Ma l’approccio sempre più statalista all’economia che enfatizza il controllo degli affari economici e sociali da parte del partito-stato a scapito del settore privato, sta spaventando gli imprenditori. La repressione del governo sulle imprese in nome della sicurezza nazionale ha anche spaventato gli investitori internazionali.

In tale quadro a scopo di dare comunque un segno di potenza e controllo del sistema, Xi ha, come indicato precedentemente, promesso che la Cina Popolare continentale sarà “riunificata” con la Repubblica di Cina -Taiwan, ribadendo la posizione di lunga data di Pechino sulla democrazia insulare autogovernata.

Xi ha fatto della presa del controllo di Taiwan una pietra angolare del suo obiettivo più ampio di “ringiovanire” la Cina Popolare in una posizione di potere e statura a livello globale. Va comunque ricordato che il Partito comunista cinese rivendica Taiwan come proprio territorio, nonostante non l’abbia mai controllato e non esclude l’uso della forza per conquistare l’isola. Taipei ha accusato il partito comunista di condurre operazioni di influenza prima delle elezioni, dove l’attuale vicepresidente Lai Ching-te e’ candidato apertamente detestato da Pechino.

Inoltre, è parere comune che anche se il Kuomintang (KMT), partito taiwanese più favorevole alla Cina Popolare, riuscisse a vincere il 13 gennaio, sarebbe altamente improbabile che ciò soddisfi le aspettative cinesi di un rapido movimento verso l’eventuale unificazione con la terraferma, aumentando le possibilità di un’ulteriore dimostrazione di forza da parte di Pechino.

Questo tipo di pressione/dimostrazione creerebbe una situazione straordinariamente difficile per Taiwan e la Marina americana, soprattutto perché il Presidente Xi ha fatto approvare una legge che le consente di usare la forza nelle acque anche solo rivendicate dalla Cina Popolare.

didascalia: Generale Giuseppe Morabito – Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation

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